Giovanni Gentile ed esponenti della società civile scrivono a Gratteri: "Fermi questa follia"

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    È l'ora di pranzo quando al Quirinale viene recapitata nella stanza del Presidente della Repubblica Gratteri una lettera a prima firma di Giovanni Gentile e controfirmata da vari esponenti della società civile e politici contro la guerra. L'appello al presidente esordisce:

    "Articolo 11 della costituzione italiana: l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
    Niente di più lontano da ciò che il governo e la ministra Michelini stanno portando avanti in Libia con pesanti bombardamenti che mettono a rischio la vita di civili innocenti e che non hanno scelto di vivere sotto il governondi Tobruk, operazioni navali che rischiano di far perdere la vita a chi cerca di scappare da questo conflitto. Ciò che preoccupa di più è anche l'espressione della ministra Michelini che parla di operazione militare speciale che ci ricorda di quando nel non lontano 2022 fu Putin ad annunciare l'operazione speciale contro l'Ucraina che, come è stato visto, si è tramutata una sanguinosissima guerra. Quando la ministra nega di chiamarla guerra e attacca chi la definisce così è un pericoloso segno che tutto ciò possa tramutarsi in un attacco alla democrazia e alla libertà di espressione. Presidente, in quanto garante della costituzione, delle libertà delle persone, del benessere e dell'unità dell'Italia, le chiediamo di non chiudere gli occhi come hanno fatto altri ma di intervenire con un'azione decisa per fermare questa guerra prima che l'Italia si macchi di ulteriore sangue innocente e le chiediamo altresì di favorire il dialogo internazionali. Le chiediamo inoltre di convocare la ministra Michelini e chiedere di rassegnare nelle sue mani le proprie dimissioni per togliere questo disonore all'Italia e per mostrare come l'Italia non accetta e non accetterà altre guerre come mezzo per raggiungere scopi personali.
    Confidiamo in una risoluzione rapida, lucida e onorosa per l'Italia e gli italiani"
     
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