La Rosa perde pezzi, ma meno del previsto, i Longhiani lasciano il partito

La burrasca politica per le dimissioni del premier incaricato Zanetti continua la confusione regna sovrana in Parlamento, in attesa di trovare la strada per il continuo o la fine della legislatura. Nella giornata di oggi il partito decisamente più colpito dalle mareggiate è senza dubbio La Rosa, che ha avuto ben poco tempo per festeggiare il primato elettorale. Dopo il veto di Azione al nome di Bellini come Presidente del Consiglio, i malumori interni hanno portato fino alla rottura del rapporto con Azione, dopo pesanti dichiarazioni di voto di esponenti di La Rosa e le conseguenti dimissioni di Zanetti. La voce più rumorosa nei confronti del proprio partito, nella formazione erede del PD, è stata fin dal giorno dopo le elezioni quella di Antonio Longhi, neo-senatore dell'area più moderata de La Rosa, fondatore della corrente "Cristiana e Democratica". Da giorni in rotta con la linea del segretario, dopo le dimissioni di Zanetti il Ministro della Difesa in pectore ha comunicato il suo abbandono a La Rosa, senza però dare ancora indicazioni sul suo futuro. Dopo confronti e tumultuose discussioni interne al partito durante la giornata diversi senatori e deputati vicinissimi a Longhi hanno dichiarato di seguire il senatore romano fuori dal partito per sedersi, temporaneamente o meno, tra le poltrone del Gruppo Misto dei due rami del Parlamento. Il conto dei fuoriusciti si ferma prima di quanto ci si aspettasse, con parte della corrente di Longhi che, per ora, resta all'interno della Rosa. In totale sono 10 deputati e 7 senatori, oltre allo stesso Longhi, ad avere annunciato il proprio abbandono al partito guidato da Bellini. Un conto non soddisfacente per Longhi, secondo la stampa, che si aspettava un seguito maggiore dopo le azioni della leadership del partito.