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Subito dopo le elezioni regionali che hanno visto Nuova Democrazia all’interno del Concordato dei Territori vincere in tutte e cinque le regioni al voto un Zanetti palesemente deluso dai risultati del partito ha firmato un documento con la quale ha confermato ciò che era ormai nell’aria da giorni, la nomina di una nuova vicepresidente vicaria che “governerà” il partito mentre il premier continuerà il lavoro all’interno dell’esecutivo. La nuova figura dirigenziale assunta da Ludovica Mancini, già deputata e già fedelissima di Carlo Calenda, suona quasi come un commissariamento di Nuova Democrazia. La nomina della Mancini ha destato diverse sorprese, in quanto figura vicina ad una delle aree più critiche rispetto al concordato dei territori. “Fatta eccezione per Basilicata e Sardegna, dove abbiamo espresso due grandi donne di Nuova Democrazia e otteniamo risultati in linea con quelli delle Europee, subiamo ovunque una discesa sotto il 20% che ci obbliga ad una necessaria riflessione interna. Paghiamo un periodo di ambiguità su troppi temi come l’Europa, una non chiara connotazione politica che oggi dobbiamo riassumere nella nostra posizione liberale, popolare, riformista ed europeista. Questo è il governo delle riforme, un governo che porta a casa grandi riforme, il salario minimo, il taglio delle tasse e le riforme costituzionali in dirittura d’arrivo su tutto, ma terminato lo scopo sociale non ha senso appiattirsi su posizioni che hanno oscurato ciò per cui esistiamo, offrire una alternativa liberale, popolare e riformista all’Italia, oggi dobbiamo ripartire da qui.” così Ludovica Mancini ha comunicato alla stampa subito dopo la nomina da parte del Premier Zanetti.
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